sábado, 25 de fevereiro de 2012

UNO STRANO GOVERNO

In più di una occasione il presidente del Consiglio Mario Monti per definire il suo governo tecnico si è lasciato scappare l’aggettivo «strano»; si riferiva, ovviamente, all’anomala maggioranza che lo sostiene (Partito Democratico, Popolo delle Libertà, Terzo Polo) ma anche alle caratteristiche ‘tecniche’ e non politiche dei componenti l’esecutivo. Il Presidente del Consiglio ha reagito con un'espressione di incredulità e sorpresa, quando il conduttore di una nota trasmissione televisiva italiana gli ha chiesto se dopo questa esperienza strana di governo (o di governo strano) egli intenda «non fare più politica». «Vuol dire che quella che sto facendo adesso è politica?», gli ha chiesto a sua volta il presidente del Consiglio rivendicando il merito, o il proposito, di fare con il suo governo soltanto da «intercapedine» fra l'opinione pubblica e i partiti. Che si sono un po', o un po' troppo, «divaricati» in questi ultimi anni. Una divaricazione che ha raggiunto il suo apice con la legge elettorale che ha tolto ai cittadini il potere di scegliere i propri rappresentanti al Parlamento (con eccezione di quelli eletti all’estero) e con i tre anni dell’ultimo Governo Berlusconi. Questa situazione, e non soltanto la grave crisi economica, spiega la determinazione con la quale il Governo sta intervenendo sulla riduzione dei cosiddetti “costi della politica”. In una intervista al giornale della Confindustria Il Sole 24 ore Monti ha poi detto chiaramente che “non si può derogare all'obbligo di ridurre finalmente i costi del sistema politico burocratico”. “Il governo - ha avvertito - prenderà presto misure forti”. Ed ha aggiunto che “il lavoro è a buon punto”. Ed effettivamente, anche grazie alla collaborazione delle Presidenze di Camera e Senato e alla sensibilità e disponibilità dei maggiori partiti italiani, i tagli e le riduzioni dei costi della politica sono già iniziati e in maniera significativa. Il Presidente del Consiglio (peraltro senatore anche lui, e a vita, da circa due mesi) ha compreso che un segnale in questo senso va dato al Paese. Non occorre cavalcare l’anti-politica: un confronto fra gli stanziamenti destinati alle Camere italiane e quelli destinati agli altri Parlamenti in Europa ci dice infatti che l’Italia non ha il Parlamento più costoso. E pochi sanno che il Parlamento più “caro del mondo” è proprio quello brasiliano. Il vero “costo della politica” è quello costituito dalla sua inefficienza, dalla sua scarsa produttività, dalla lentezza che troppo spesso ne contraddistingue le sue scelte.
In questa direzione l’Italia deve agire e presto, a partire dalla modificazione radicale del sistema “bicamerale perfetto”, vale a dire dal doppione rappresentato dai lavori parlamentari di Camera e Senato che si traduce in un raddoppio di tempi (e costi) non più sostenibile e comprensibile in un mondo globalizzato come il nostro, che richiederebbe invece anche dal legislativo tempi rapidi e risposte urgenti.
Se questo nuovo “strano” esecutivo, che oggi ha davanti circa un anno di lavoro fino alle prossime elezioni del 2013, riuscirà ad introdurre con il consenso della maggioranza del Parlamento le opportune modifiche costituzionali funzionali alla modernizzazione del nostro sistema istituzionale (comprensiva della riduzione del numero dei parlamentari e della riforma della legge elettorale), Mario Monti e i suoi colleghi potranno essere ricordati come i protagonisti di una importante stagione politica: la stagione che darà vita alla “Terza Repubblica”. La prima era nata all’indomani della seconda guerra mondiale e si è estesa fino alla fine degli anni ottanta, alla vigilia del ciclone “Mani Pulite” e della successiva riforma in senso maggioritario del sistema elettorale; la seconda è stata caratterizzata da una radicale contrapposizione tra centro-destra e centro-sinistra e, soprattutto, dall’irrompere sulla scena politica italiana di Berlusconi e del “berlusconismo”.
Una “Terza Repubblica” restituirebbe dignità e sovranità al popolo italiano e riporterebbe la politica al ruolo centrale che le spetta in un sistema democratico.
Il Governo Monti ha già restituito credibilità internazionale all’Italia; il nostro Paese, dopo gli anni bui e le umiliazioni internazionali sofferte da Berlusconi (e non solo per il ‘bunga-bunga’…), è oggi al centro della difficile ma possibile ripresa economica dell’Unione Europea. Un fatto fino a pochi mesi fa impensabile.
Una scommessa difficile, quella di questo “strano governo”: rilanciare l’economia italiana e restituire centralità alla politica. Una sfida quasi impossibile che forse solo uno “strano governo” può affrontare e vincere.