quinta-feira, 31 de julho de 2008

LA PRIMA RIUNIONE DEL COMITATO SUI DIRITTI UMANI: NON DIMENTICHIAMOCI DI DETENUTI E OSTAGGI ITALIANI ALL'ESTERO !

Si e’ svolta a Roma la prima riunione del Comitato per i Diritti Umani, istituito dalla Commissione Esteri della Camera dei Deputati.
Il Presidente Furio Colombo (PD) ha esposto, nella sua relazione introduttiva, le principali linee-guida che orienteranno i lavori di questo importante Comitato.
La moratoria contro la pena di morte, la difesa dei diritti civili, la tutela di tutte le minoranze, la lotta al terrorismo sono stati alcuni tra i temi principali al centro dell’intervento del Presidente e dei successivi interventi dei parlamentari di maggioranza e opposizione.
Nel corso della discussione sono intervenuti i deputati Marco Fedi e Fabio Porta, entrambi eletti all’estero nelle file del Partito Democratico.
I due parlamentari hanno fatto riferimento alla grave situazione dei tanti italiani detenuti all’estero, come anche ai diversi ostaggi in mano a sequestratori in varie parti del mondo.
“Spesso la condizione di un italiano detenuto all’estero e’ ai limiti del rispetto delle piu’ elementari norme di diritto civile internazionale – ha sostenuto l’On. Porta – a volte per la mancanza di accordi bilaterali con l’Italia, altre per le oggettive condizioni delle carceri (penso, per esempio, a tanti Paesi del Sudamerica)”.
“Non vanno dimenticati nemmeno – ha aggiunto il deputato italiano eletto nella Ripartizione Sudamerica – quanti ancora oggi sono ostaggio di sequestratori o bande armate, in Sudamerica come in Africa”.
Rispetto a tutte queste situazioni la Presidenza del Comitato ha deciso di affidare proprio all’On. Porta una relazione specifica da presentare nei prossimi mesi.

quinta-feira, 17 de julho de 2008

IL MIO DISCORSO ALLA CAMERA SULLA FINANZIARIA

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi,

con la discussione, ed il voto che ne seguira’, sulla manovra finanziaria proposta dal Governo siamo chiamati a decidere su un provvedimento che incide direttamente sulla vita e sul futuro dell’Italia e dei suoi cittadini, di quelli residenti nel nostro Paese e di quei milioni che vivono all’estero che con il loro voto hanno scelto i loro rappresentanti in Parlamento.

Nel decreto legge oggi all’esame della Camera si individuano in maniera chiara gli indirizzi di politica economica del Governo Berlusconi; in maniera chiara ma allo stesso tempo confusa, se consideriamo i “tagli” dissennati e scriteriati in esso contenuti.

A scandalizzare infatti non sono i “tagli”, ossia le riduzioni di spesa sui capitoli del bilancio dello Stato, quanto la loro illogicita’ e – come affermato in questi giorni dalla Banca d’Italia – il fatto che tali provvedimenti non avranno nessun effetto di crescita sul PIL, mentre si aumentano le tasse, si riducono gli investimenti e non si interviene in alcun modo su stipendi, salari e pensioni basse.

Governare significa saper decidere, e quindi operare delle scelte, anche se queste a volte possono essere impopolari.

“Tagliare”, ridurre le spese, risparmiare, a volte e’ necessario, e cio’ comporta di conseguenza una individuazione di priorita’, l’indicazione di un percorso, di una tendenza: saper scegliere, appunto !

Ecco, di fronte alle scelte che questo Governo sta compiendo abbiamo chiara una cosa: l’Italia e il suo futuro non sono al centro della manovra politico-finanziaria dell’esecutivo presieduto da Silvio Berlusconi.

Guardate: sono convinto che tanti italiani, in Italia e all’estero, hanno votato per la coalizione guidata dall’attuale Presidente del Consiglio convinti – o speranzosi – che con le sue grandi capacita’ di manager e di imprenditore quest’ultimo riuscisse – come recitava il suo slogan – a “rialzare l’Italia”.

Una lettura attenta del decreto in discussione ci dice esattamente il contrario: l’Italia, con questi provvedimenti, rischia di addormentarsi, se non di entrare in uno stato di coma profondo.

Come rialzare l’Italia quando a fronte di tanti proclami sulla sicurezza, piu’ o meno demagogici, si tagliano drasticamente i fondi relativi? O quando, a fronte di altrettanti discorsi sullo stato della nostra giustizia si mortifica proprio questa amministrazione con una severa riduzione dei fondi ad essa destinati ?

O ancora, come e’ possibile continuare a riempirci la bocca dell’Italia leader mondiale in materia di cultura quando nel prossimo triennio si preannuncia una decurtazione di quasi 900 milioni degli stanziamenti previsti per questo settore di vitale importanza per il Paese?

Per non parlare poi dell’unica misura (peraltro ancora allo studio del Governo) con la quale si intenderebbe intervenire sule classi sociali più deboli: la cosiddetta “Social Card”, o meglio la “tessera della povertà”. Un intervento che non si applicherebbe agli stranieri residenti in Italia, tantomeno ai nostri concittadini residenti all’estero. In una parola: un bell’esempio di INCIVILTA’.

Permettetemi poi di fare un riferimento specifico alla politica estera.

Il Presidente del Consiglio Berlusconi, nel corso della scorsa campagna elettorale, ha inviato una lettera agli oltre 4 milioni di elettori italiani sparsi in tutto il mondo; nella missiva prometteva un grande impegno per rilanciare la presenza italiana sulla scena internazionale, soprattutto per garantire alle nostre comunita’ residenti all’estero adeguate politiche e specifici programmi di intervento.

Bene. Basta osservare i tagli draconiani che la manovra finanziaria che ci viene presentata dal Governo riserva al Ministero degli Affari Esteri per rendersi conto che quelle parole erano, ancora una volta, puro marketing elettorale, anzi pura demagogia nazionalpopolare.

32 milioni di euro in meno per il 2008, 50 in meno per il 2009, addirittura 100 per il 2010 !

Questi tagli colpiscono al cuore, forse in maniera irrecuperabile, la nostra gia’ precaria rete diplomatico-consolare all’estero oltre a mortificare, penalizzandole, le nostre comunita’ che tanto hanno dato (e mi riferisco alle rimesse, ancora rilevanti, dei nostri connazionali all’estero) ma che tanto – lo sottolineo con forza – possono continuare a dare.

Porto qui ad esempio la comunita’ degli italiani che, come il sottoscritto, risiedono in Brasile, un Paese continentale dove vivono oltre 200 milioni di persone.

Ebbene, in Brasile vivono oggi circa 300mila nostri connazionali, mentre 100 volte di piu’ (30 milioni) sono i brasiliani di origine italiana; nel 2020 (e cito il “Rapporto 2020” sulle scelte di politica estera redatto dal Mae lo scorso anno a cura di un gruppo di lavoro del quale oltre all’allora Ministro D’Alema faceva parte l’attuale Ministro Frattini) il Brasile sara’ la quinta o sesta potenza mondiale, mentre noi forse saremo la decima o l’undicesima.

Dati come questo dovrebbero spingerci a riflettere, e in particolare ad investire in questo potenziale enorme di rapporti, di cultura, di scambi economici e commerciali, sulla linea di quanto stava facendo il Governo Prodi ed il suo Ministro degli Esteri D’Alema.

Adesso, a quanto pare, si mette il freno a mano su questa direzione di marcia, anzi si fa una vera e propria marcia indietro, anche rispetto ai risultati ottenuti sulla finanziaria del 2007.

Senza dire poi che ai 182 milioni di tagli per i prossimi tre anni si deve aggiungere – per il solo 2008 – il congelamento del fondo di accantonamento che prevedeva per il Ministero degli Esteri un ammontare di 80 milioni di euro, gia’ ridotti ad 8 dal Consiglio dei Ministri e – dalle ultime informazioni in nostro possesso – destinate addirittura ad azzerarsi.

O ancora, all’eliminazione, per i nostri Consolati, della possibilita’ di attingere al fondo ricavato dal 40% delle tasse e imposte raccolte localmente, spesso vitale per l’espletamento di semplici funzioni amministrative.

Ancora più triste il capitolo della cooperazione allo sviluppo, non solo quella bilaterale, che questo Governo si appresta a diminuire ulteriormente, relegando l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi più ricchi e sviluppati; ma anche quella multilaterale – affidata cioè alle grandi agenzie internazionali – visto che oggi stesso il Direttore dell’IFAD (Istituzione delle Nazioni Unite) alle Commissioni Esteri e Agricoltura riunite congiuntamente ricordava come l’Italia non abbia ancora onorato il suo impegno di finanziare anche quest’anno questa agenzia, tradizionalmente sostenuta dall’importante contributo del nostro Paese.

Concludendo: non si rialza cosi’ l’Italia, cosi’ la si puo’ solo azzoppare, in maniera dura e forse irrimediabile !

Signor Presidente, Onorevoli Colleghi,

vorrei esprimere in quest’aula il disagio, la rabbia e l’indignazione di quanti continuano a credere al grande ruolo dell’Italia a livello europeo ed internazionale; voglio farlo anche a nome dei nostri concittadini residenti all’estero, che da questa finanziaria non sono visti ne’ come oggetto di politiche specifiche, tantomeno – come avremmo voluto – come soggetto attivo fondamentale e strategicamente rilevante del rilancio della presenza italiana nel mondo e della relativa crescita economica del nostro Paese.

Ridurre i fondi destinati alla nostra rete consolare, dimezzare le risorse per l’assistenza ai nostri connazionali indigenti che vivono all’estero, ridimensionare o eliminare i fondi per la formazione professionale, la diffusione della lingua, l’internazionalizzazione delle imprese, azzerare (o quasi) la nostra cooperazione allo sviluppo: tutto cio’ vuole dire non rispettare la storia ed il valore della nostra emigrazione, non conoscere la realta’ e la dimensione della nostra presenza all’estero, ma soprattutto non capire come una delle chiavi per lo sviluppo futuro del nostro Paese passi dal rafforzamento e dalla qualificazione del ruolo internazionale dell’Italia e non dalla mortificazione degli italiani nel mondo o dalla riduzione drastica delle risorse destinate al Ministero degli Esteri.