quarta-feira, 5 de janeiro de 2011

IL "CASO BATTISTI" TRA IPOCRISIA E VERITA'

“Nel 2009, all’indomani dell’improvvida decisione dell’allora Ministro della Giustizia brasiliano di concedere lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, ci mobilitammo in molti per evitare la scarcerazione del terrorista riprendendo nel contempo un’azione pressante di informazione diretta alle autorità brasiliane sui reali contorni della vicenda storico-politica e processuale che aveva portato alla condanna dello stesso Battisti da parte della magistratura italiana.
L’opinione pubblica italiana era comprensibilmente esterrefatta di fronte alla ventilata e possibile scarcerazione del terrorista e tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento si attivarono subito per levare alta la voce delle istituzioni repubblicane a difesa dello Stato di diritto e della democrazia che gli attentati cinici e violenti ai quali Cesare Battisti aveva partecipato tentarono negli anni ’70 di intimidire e destabilizzare.
Il Parlamento approvò così una mozione unitaria che riproponeva con forza la giusta e legittima richiesta italiana di chiedere al Brasile l’estradizione di Battisti e il sottoscritto insieme al Vice Presidente della Camera On. Maurizio Lupi si recò in missione ufficiale in Brasile per incontrare i nostri colleghi brasiliani.
Incontrammo l’allora Presidente della Camera ed oggi Vice Presidente del Brasile Michel Temer al quale, a nome del Parlamento italiano, rinnovammo tale invito, nel rispetto delle rispettive prerogative e con la ferma intenzione di mantenere saldi e forti gli storici legami tra i due Paesi.
Mentre il Parlamento faceva la sua parte il Capo del governo italiano incontrava per ben due volte il Presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva; in nessuno dei due incontri avuti con il suo omologo brasiliano Silvio Berlusconi ha affrontato in maniera diretta e decisa la questione, come sarebbe stato opportuno e anche prevedibile che accadesse.
Gli interventi del Presidente del Consiglio e del governo sono avvenuti così soltanto a cose fatte e a rimorchio delle polemiche giornalistiche e delle proteste dell’opinione pubblica.
Il Parlamento e il Presidente della Repubblica hanno fatto sentire in maniera tanto chiara e forte quanto corretta e rispettosa la loro voce a riguardo; dall’altro lato il governo agiva con approssimazione e distrazione, più con l’arma della propaganda che con azioni e gesti mirati.
A seguito dell’ultima decisione dell’ex Presidente del Brasile, ritengo che – come autorevolmente ha sostenuto l’insigne giurista Antonio Cassese – “una possibile soluzione possa essere trovata soltanto se Italia e Brasile, insieme, con intelligenza, collaborazione e civiltà, rinunceranno alla propaganda per scegliere insieme un percorso di giustizia e maturità politica”.
In questo senso la proposta di creare una Commissione di Conciliazione tra Italia e Brasile come previsto dall’accordo del 1954 e sotto l’egida del Tribunale de L’Aja potrebbe rappresentare una strada utile ad una seria soluzione della controversia.
I rapporti tra l’Italia e il Brasile sono molto più forti di una controversia legale, per quanto grave e delicata come questa: essi affondano le proprie radici nell’epopea di milioni di nostri connazionali che nel corso di oltre un secolo hanno scelto quel Paese come la loro nuova terra; oggi sono oltre trenta milioni i brasiliani di origine italiana e ad unirci è sempre più il futuro dei nostri due Paesi, non più soltanto il nostro comune passato.
E’ per questo che il “caso Battisti” può e deve costituire un punto di partenza per riaprire e riavviare questo fruttuoso e necessario dialogo; non piuttosto un infausto punto finale di una storia gloriosa.
Sono certo che i due Presidenti della Repubblica, Giorgio Napolitano e Dilma Rousseff, sapranno essere con saggezza e lungimiranza gli artefici di questo auspicato e improrogabile nuovo inizio.”