sábado, 4 de outubro de 2008

E LULA VA...ANCHE IN ITALIA !

La prossima visita del Presidente Lula in Italia cade in un momento particolarmente difficile per l’economia italiana ed estremamente positivo per quella brasiliana.

E’ molto grande l’aspettativa per la prossima visita del Presidente Lula in Italia.
Una visita “di Stato” come si definiscono in gergo diplomatico le visite ufficiali di un Capo di Stato in un paese straniero.
Il viaggio di Lula a Roma, in effetti, cade in un momento molto particolare e potrebbe rappresentare un’occasione unica per rilanciare i rapporti tra i due Paesi, soprattutto sul piano economico e commerciale.
Un anno e mezzo fa era stato il Capo del Governo italiano, Romano Prodi, a venire in Brasile; in alcuni di noi e’ ancora vivo l’incontro con la comunita’ italiana a San Paolo e la successiva firma, a Brasilia, di un dettagliato protocollo di intesa composto da ventisei articoli; il documento poneva l’accento, nella sua premessa, sulla grande e storica presenza della collettivita’ italiana in Brasile e si articolava intorno ai principali settori di sviluppo delle relazioni bilaterali, con una particolare enfasi su quello energetico e delle infrastrutture.
La visita di Prodi non era un fatto isolato, inserendosi nel quadro del grande impulso che il Governo italiano stava dando alle relazioni con il Sudamerica, dopo il precedente quinquennio guidato dal centro-destra di Berlusconi (2001-2006) segnato da una scarsissima attenzione proprio ai rapporti con questo continente.
Oggi Berlusconi e’ nuovamente a Capo del Governo italiano e ci si aspetterebbe, anche alla luce della crisi italiana e della forte crescita del Brasile, un cambio di registro.
La speranza, cioe’, e’ che anche se la visita del Presidente brasiliano in Italia e’ in qualche modo il risultato del grande lavoro diplomatico portato avanti dall’allora Ministro degli Esteri D’Alema, l’Italia del 2008 sappia cogliere appieno la grande opportunita’ costituita dalle prossime giornate italiane di Lula.
La scelta di visitare - oltre naturalmente a Roma - le citta’ di Torino e Milano e’ indicativa del “taglio” che il Governo brasiliano vuole dare a questo viaggio: un forte impulso all’interscambio commerciale ed alle relazioni economiche tra i due Paesi, che - a detta di tutti gli osservatori - possono andare molto al di la’ dell’attuale livello (significativo ma non straordinario).
E’ chiaro che ci si aspetta anche un nuovo impulso ai rapporti istituzionali tra i due Paesi; e qui vogliamo sperare che l’Italia, contrariamente a quanto fatto in questi ultimi mesi, voglia sostenere con forza l’ingresso delle nuove potenze emergenti – Brasile in testa – all’interno dell’ormai vecchio gruppo dei “G8”, non piu’ rappresentativo del nuovo scenario geopolitico e geoeconomico mondiale.
La recente drammatica esperienza dell’Alitalia dovrebbe poi avere insegnato al nostro Paese, una volta per tutte, che nessuno – e in primo luogo l’Italia, che non dispone di grandi risorse naturali ed energetiche – puo’ vivere piu’ di rendita; soprattutto nessuno puo’ basare la propria crescita ed il proprio sviluppo sulle proprie forze e la propria storia, anche se si tratta di una nazione importante come l’Italia.
Per troppi anni l’Italia ha goduto, in un certo qual modo, di tale posizione di rendita; la posizione geografica, la storia millenaria, il possesso di gran parte del patrimonio storico e culturale dell’umanita’ sembravano di per se’ garantire allo “stivale” una fortuna perenne ed un ruolo sempre centrale nel novero delle potenze mondiali.
Oggi tutto questo non basta piu’, e non e’ nemmeno piu’ sufficiente da sola la grande forza trascinante del sistema italiano delle piccole e medie imprese, vere protagoniste del “miracolo economico” che nei decenni trascorsi aveva sospinto in alto il nostro PIL.
Oggi, lo ripeto, sappiamo che questo non basta piu’.
La vicenda Alitalia ha confermato alcuni vizi antichi del “Sistema Italia” e una certa fatalista e narcisistica tendenza al “fare da se’”, quando non la napoletana filosofia del “tirammo innanze”…
L’Italia non ci sarebbe piu’, economicamente parlando, fuori dall’Euro e dall’Europa; e questo nonostante sia diffusissima tra gli italiani l’opinione contraria, ossia che la moneta unica europea ha fatto male e non bene al Paese.
L’Italia non ci sara’ piu’, economicamente e demograficamente parlando, se non sapra’ aprirsi con saggezza e intelligenza al Mondo.
E in questo sforzo, ci sia permesso di dirlo come italiani all’estero, sono proprio gli italiani che sono nel Mondo a poter dare un contributo decisivo.
Tanto alle politiche di integrazione a favore dei tanti stranieri che entrano tutti gli anni all’interno dei nostri confini, quanto alle potenzialita’ di sviluppo e di crescita, che potrebbero essere accentuate da una positiva valorizzazione delle nostre grandi comunita’ di italiani e italo-discendenti.
Purtroppo non sembra essere questa la strada imboccata dall’attuale governo italiano: la chiusura e a volte la repressione nei confronti dell’immigrazione straniera e la scarsissima attenzione data alle politiche per gli italiani nel mondo hanno caratterizzato negativamente proprio i primi mesi del nuovo mandato di Berlusconi.
Noi che crediamo in questi valori non ci arrendiamo; e dico questo perche’ sono convinto che e’ in primo luogo l’Italia ad avere bisogno dei tanti milioni di italiani all’estero, piu’ che il contrario.
Passare, lo abbiamo detto piu’ volte, dalla voce “spese” a quella “investimenti”: solo cosi’ sara’ possibile invertire una tendenza culturale, prima che di politica economica, che in questi mesi e’ apparsa quasi irreversibile.
La visita del Presidente Lula potrebbe essere un tassello importante e forse decisivo per chi crede e porta avanti queste convinzioni: si tratta, in fin dei conti, del Presidente del Paese dove vive la piu’ grande comunita’ di italo-discendenti al mondo e di una delle potenze economiche che piu’ cresce e si sviluppa, in settori strategicamente interessanti se non addirittura complementari per l’economia italiana.
Buon viaggio, Presidente, e in bocca al lupo…!