domingo, 13 de setembro de 2009

PANE E SPERANZA

Il 6 agosto del 1906 il transatlantico “Sirio” affondava al largo della costa atlantica della penisola iberica: si consumava in poche ore la più grande tragedia che mai abbia vissuto l’emigrazione italiana nel mondo. Le mille e settecento persone a bordo, un carico “umano” abbondantemente al di là dei limiti consentiti dalla normale capienza della nave, si erano imbarcate pochi giorni prima da Genova alla scoperta della loro ‘Merica’; l’America del Sud, il Brasile in particolare, erano la meta di centinaia di uomini e donne, bambini e anziani, che cercavano in quelle terre lontane pane e speranza. Il pane che a loro mancava, in un’Italia da poco unita ma ancora troppo povera per sfamare un proletariato urbano e soprattutto contadino numeroso e tradizionalmente abituato al duro lavoro e al sacrificio; la speranza che rischiava di morire con i tanti neonati che non riuscivano a superare i primi mesi di vita, a causa delle insane condizioni di vita delle loro povere famiglie.
Il triste e freddo bollettino della tragedia parlerà di cinquecento italiani tra morti e dispersi, cinquecento vittime innocenti di questo dramma più grande che è stato l’emigrazione italiana nel mondo. Eroi sconosciuti di un tempo nel quale non c’erano mass media a fare conoscere e a divulgare in tempo reale le notizie e le immagini di stragi e tragedie; anzi, di un tempo in cui era facile ed a volte auspicabile per le autorità l’occultamento delle informazioni. Anche il tempo e le distanze giocavano infatti a favore di chi non aveva alcun interesse a diffondere certe notizie.
Ho voluto ricordare il disastro del “Sirio” perchè poche settimane fa abbiamo celebrato
la “giornata del sacrificio italiano nel mondo”: l’8 agosto, in memoria dei minatori italiani che morirono in Belgio in quella stessa data del 1956, in tutte le rappresentanze diplomatiche italiane del mondo è stato osservato un minuto di silenzio in memoria di tutti i caduti dell’emigrazione italiana all’estero. Quest’anno, oltre a questa significativa decisione del nostro Ministro degli Esteri, anche il Presidente della Camera dei Deputati ha voluto rendere omaggio personalmente a questa storia. Il Presidente Gianfranco Fini si è recato, insieme ad alcuni parlamentari italiani e al Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero proprio a Marcinelle, città-simbolo di tutte quelle tante, troppe, morti che ci ricordano ancora oggi un’epopea di sacrificio ma anche di eroismo e abnegazione.
Un minuto di silenzio, come anche un bel discorso davanti ad una lapide, non bastano però a mantenere viva la memoria di quanto è successo e di quello che la diaspora italiana nel mondo ha rappresentato per la storia del nostro Paese.
Queste pagine di storia vissuta devono diventare un patrimonio permanente della cultura italiana; la proposta di introdurre l’insegnamento della storia dell’emigrazione nelle scuole risponde proprio a questa esigenza. Il Parlamento e le istituzioni italiane devono avere il coraggio di riconoscere la centralità dell’emigrazione e della presenza italiana nel mondo nell’arco dei centocinquanta anni di unità d’Italia che celebreremo tra un anno e mezzo. Una storia ancora poco conosciuta, soprattutto dalle giovani generazioni, ma anche da tanti politici e soprattutto dagli organi di informazione, che in Italia continuano a dare una immagine stereotipata e non più attuale dell’Italia nel mondo.
Alle giovani generazioni, in Italia e all’estero, deve rivolgersi questo dovuto sforzo di riscoperta di una memoria storica fondamentale per valorizzare le nostre radici e per costruire un nuovo futuro del rapporto con gli italiani nel mondo. La proposta di legge che ho presentato in Parlamento prevede in questo senso scambi permanenti tra le scuole italiane e dei principali Paesi di emigrazione, premiando i migliori progetti e incentivando i gemellaggi tra Italia ed estero.
Per i morti del “Sirio” non ci sarà mai una lapide dove andare a pregare, o semplicemente a versare qualche lagrima; i morti in mare appartengono a tutti e a nessuno. Ce ne siamo ricordati recentemente, con la tragedia del volo Air France Rio-Parigi. A distanza di oltre cento anni altre vittime dell’emigrazione cadute in mare. Questa volta però un eroe c’è, con un nome ed un volto: Rino Zandonai, il Presidente dei Circoli Trentini nel Mondo. A lui, al suo bellissimo lavoro a favore delle nostre comunità nel mondo, alla sua famiglia che a Trento continuerà a ricordarlo per sempre insieme ai suoi tanti amici: a loro dovremmo dedicare questo rinnovato impegno per il rispetto della memoria di tutti gli italiani che sono andati “nel mondo” e che adesso non ci sono più.

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