segunda-feira, 18 de agosto de 2008

IL DIRITTO ALLA FELICITA'

Ero presente, unico parlamentare italiano, alla suggestiva cerimonia di insediamento alla Presidenza della Repubblica del Paraguay di Fernando Lugo. Una cerimonia semplice, se vogliamo, ma autenticamente popolare; uno di quei rari momenti nei quali la politica riscopre la sua ragione di essere, il genuino e vitale legame che sempre dovrebbe unire governati e governanti.
A pochi metri di distanza dal palco delle autorita’ ho ascoltato il breve ma ricco discorso rivolto da un emozionantissimo Presidente agli ospiti presenti e, in primo luogo, ai suoi concittadini.
Alcuni passaggi mi hanno particolarmente colpito: il riferimento alla “rinascente democrazia”, dopo lunghi anni di dittatura prima e di corruzione e ingiustizia poi; il saluto e l’omaggio all’altro Paraguay, quello degli oltre tre milioni di emigrati fuori dai confini nazionali; il richiamo alle origini indigene della popolazione, con interi passaggi del discorso (e della stessa cerimonia) pronunciati in guarani’, la lingua locale (il Paraguay e’ l’unica nazione del Sudamerica a praticare il bilinguismo, NdA).
Ma e’ l’appello finale rivolto ai giovani, che in Paraguay rappresentano oltre l’ottanta per cento della popolazione, ad avermi fatto riflettere grazie ad un parallelismo curioso ma reale.
“Abbiate il diritto di essere felici, non rinunciate alla vostra felicita’, alla gioia di vivere e di voler costruire il proprio futuro !”: con queste parole il neo-Presidente si rivolgeva ad una popolazione che, secondo alcune recenti statistiche, faceva del Paraguay il Paese Sudamericano con il minore “tasso di felicita’”.
La felicita’ si nutre infatti di fiducia, di fiducia nel futuro anzitutto, nella possibilita’ di costruire un avvenire migliore per se’ e per i propri figli; un valore seriamente compromesso quando le prospettive di crescita e di sviluppo sono scarse ma ancora di piu’ quando le redini di un Paese sono in mano ad una classe politica distante dai reali interessi della gente.
Ascoltavo le vibranti parole di Lugo e pensavo all’Italia; si’, al nostro Paese che un’analoga statistica continentale ha definito appunto il “meno felice” con riferimento al sentimento generale esistente tra la popolazione italiana.
Italia e Paraguay: cosi’ lontani ma, chi lo avrebbe mai detto, cosi’ vicini.
Con una fondamentale differenza: non occorreva essere un sociologo per intuire, passeggiando per le strade di Asuncion il 15 agosto, che la fiducia e la speranza stanno tornando ad alimentare la gioventu’ del Paraguay; la fiducia in un Capo di Governo serio ed onesto, sinceramente compromesso con una causa e con un programma, la speranza in un cambiamento difficile ma non impossibile, come ha voluto sottolineare Lugo in un altro passaggio del suo discorso.
Non mi sembra che a Roma o a Milano si respiri lo stesso clima di riscatto; al contrario: l’Italia continua, forse anche al di la’ del plausibile, ad essere attraversata da una nube spessa e ormai non piu’ passeggera: la nube del pessimismo e della sfiducia nel futuro.
In questo caso forse sarebbe necessario fare ricorso ai metodi ed alle tecniche della ricerca sociale, ma eviterei in questa sede un simile approfondimento.
Cio’ che mi premeva evidenziare, e che l’inizio del mandato dell’ultimo dei leader democraticamente eletti in Sudamerica mi ha ispirato a fare, e’ questo collegamento spesso dimenticato tra felicita’ e politica, tra qualita’ di vita e scelte di governo.
Non dimentichiamolo mai: la felicita’ e’ un diritto, e la politica ha il dovere di adoperarsi per il pieno rispetto di questa fondamentale aspirazione dell’uomo, ovunque esso viva.